giovedì 11 giugno 2009

CHI È CAUSA DEL SUO MALE PIANGA PIÙ SPESSO



È morta una stella!
Proviamo a pensare quante domande scatena e quanti rimandi implica la rappresentazione dello Stemma della Repubblica Italiana con la frase francese «Ceci n’est pas une metaphore» che da una parte fa il verso al famoso quadro di Magritte e dall’altra ne amplifica i tre livelli di informazione: il messaggio quadro, il messaggio esterno, e il messaggio interno.

Non mi avventurerò nella sfera del linguaggio o del metalinguaggio, così come non entrerò nel merito dei significati e dei significanti. Tanto meno cercherò di ammorbarvi con l’analisi dei segni e dei simboli (ulivo, ruota dentata, stella, etc,) e dei colori, perché una siffatta lettura (incredibile quant’è forte questa semplice parola contrapposta, nell’immagine, con il concetto di «scrittura» presente nell’opera) non ci porta da nessuna parte.

Ulteriormente, non mi avventurerò nei rimandi semiologici, artistici, filologici, insomma a tutte quelle implicazioni intellettuali che l’immagine, così com’è strutturata, cita, contrappone e contiene. Intendo, pietosamente per mie incapacità, porre l’attenzione su un gradino più basso, trovando magari l’appoggio e il conforto di un vostro commento, o semplicemente della vostra momentanea attenzione, ad un livello di interazione intermedio.

L’immagine da leggere (e qui chi legge è uguale per tutti) ricalca lo Stato attuale, o se vi suona meglio, è la rappresentazione del quadro della situazione sociale italiana, nella quale molti magnati ed anchorman nostrani, sguazzano, quella che viene identificata come qualunquismo nazionale, ma che io qui, irriverente artefice MelanComico, definisco come «Nuovo Surrealismo all’Amatriciana», intingoli di bassa Lega. Una sorta di inguacchio o guazzetto maccheronico, senza offesa per il finto ipotricotico Amatore e per l’Amatrice (Zoccola?): un piatto di «Ceci» non si nega a nessuno.

Le domande, dunque! Prima una raccomandazione, tenendo presente che “Noi siamo quello che vediamo”, e di cose ne vediamo davvero tante nel nostro Parlamen(t)o, perciò domande da ramo basso, semplici, da Camerieri (Camera, appunto):

- È ancora il nostro emblema o è solo una rappresentazione?
- È la nostra alleg(o)ria o l’istantanea europea della realtà mediterronea?
- È il simbolo dello Stato o è quel che è stato?
- È un diritto o un rovescio (colpo di stato?)

- Ci identifica o ci mortifica?
- Ci appartiene o ci apparta?
- Ci protegge o ci distrugge?

Chi è secondo voi in grado di rispondere a domande del genere? I logici, i filosofi (teoretici), gli artisti o ancora una volta i politici? Occhio il nuovo decreto dell’Angelino approvato oggi 11 giugno 2009 alla Camera (ci sono stati 21 voti dell’opposizione signoreiddio) contiene evidenti indizi di colpevolezza, perché la risposta porta a un grande indagato: «tutti noi».

Proviamo a parlarne, bloggeriamoli. Agiamo in prima persona (occhio a parlarne al telefonino).

Ad maiora.

«Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia». (Pier Paolo Pasolini - da Cos'è questo golpe? Io so, Corriere della Sera, 14 novembre 1974).

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Thanks per l'inciampo da me,
Ricambio volentieri.

p.s.; mi sono aggiunta ai "quattro santi in padella" ;-)
B_giornata

NostraDannus ha detto...

@ Parizia - Ciao sei la Ben Veduta.

Grazie per la tua iscrizione in «4 santi in Tabella”.

lore ha detto...

pochi hanno voglia di bloggerarli...accidentaccio...

lore ha detto...

è bello anche morire per le proprie idee..chi ha il coraggio di sostenere i propri valori muore una volta sola..chi ha paura muore ogni giorno (paolo borsellino)