sabato 29 novembre 2014

VIAGGI MONOVOCALICI

Mi immersi nell’ombra con Salamanca nel cuore. Troppe erano le “a” da fare proprie in una volta. L’istinto di partire che mi aveva abitato per giorni si rifugiò in un angolo buio e attese il suo divenire. Ogni giorno, e poi per altri giorni a venire, guardavo fuori dalla finestra e scrutavo l’alba che restava sempre la stessa; cercavo di fare proprie tutte le “a” intorno a me. M’immaginavo oltre i pirenei, poi a Saragozza lungo le anse dell’Ebro. Aspettai per settimane un segnale che mi suggerisse quando incamminarmi. Poi all’improvviso capii cosa mi mancava. Presi lo zainetto e ci infilai solo tre libri, tutto il resto l’avrei trovato in giro. Per primo presi il libro di Paul Auster “Trilogia di New York” per non perdere il vizio di inventare parole nuove e dare un nome alle cose sconosciute o a quelle rotte che mi avrebbero coinvolto più delle onomatopee dei luoghi; per secondo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino per ripartire ogni giorno, e il giorno dopo, con l’incipit di un nuovo romanzo e non abbracciare solo la similitudine ma la palinodia dei territori; per ultimo, il Libro della giungla di Rudyard Kipling per mantenere vivo lo spirito adolescente e per allietare i momenti bui con le ipotiposi delle parole maestre. Uscii dall’ombra per la nuova meta. Dopo Toronto e Bisticci, la nuova monovocalica mi aspettava. 


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Diconodioggi e Pagina99we - 29 novembre 2014
Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 70 - 29 novembre 2014)
lanciata su twitter da Elisa Lucchesi @IsaInghirami




Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 28° contributo che ha trovato spazio sulla pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi



giovedì 20 novembre 2014

Paolo Nutini - Iron Sky




We are proud individuals living on the city,
But the flames couldn’t go much higher.
We find God and religions to,
To paint us with salvation.
But no one,
No nobody,
Can give you the power,

To rise over love,
And over hate,
Through this iron sky,
That’s fast becoming our minds.
Over fear and into freedom.

Oh, that’s life
That’s dripping down the walls
Of a dream that cannot breathe
In this harsh reality
Mass confusion spoon fed to the blind
Serves now to define our cold society

From which we’ll rise over love,
Over hate,
From this iron sky,
That’s fast becoming our minds.
Over fear and into freedom.

You just got to hold on!
You just got to hold on!

Ohhh ohhhh oh oh

(To those who can hear me, I say, do not despair.
The misery that is now upon us is but the passing of greed,
the bitterness of men who fear the way of human progress.
The hate of men will pass, and dictators die,
and the power they took from the people will return to the people.
And so long as men die, liberty will never perish.
Don't give yourselves to these unnatural men –
machine men with machine minds and machine hearts!
You are not machines, you are not cattle, you are men!
You, the people, have the power to make this life free and beautiful,
to make this life a wonderful adventure
Let us use that power!
Let us all unite!*)

And we’ll rise over love,
And over hate,
Through this iron sky,
That’s fast becoming our minds
Over fear,
Into freedom.
Into freedom!

From which we’ll rise over love,
And over hate,
Through this iron sky,
That’s fast becoming our minds.
Over fear and into freedom.
Freedom!

Oh!
Rain on me!
Rain on me!
Rain on me!

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Paolo Nutini - Cielo di Ferro

Siamo individui fieri
che vivono per la città
ma le fiamme non possono arrivare più in alto

troviamo un Dio e delle religioni che
ci tormentano con la storia della salvezza
ma nessuno, no, nessuno può darti il potere

di sollevarti
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà

oh, questa è la vita
che sta sgocciolando giù dai muri
di un sogno che non può respirare
in questa dura realtà la confusione di massa
ha nutrito col cucchiaio la cecità
adesso è necessario definire la nostra fredda società

dalla quale ci solleveremo
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà

devi solo tenere duro, tenere duro

"A coloro che mi odono, io dico: non disperate.
L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero.
L'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano,
l'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori
e il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo.
E finchè gli uomini muoiono, la libertà non può essere soppressa.
Non arrendetevi di fronte ad uomini innaturali
Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.
Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi, persone, avete il potere di rendere questa vita libera e
bella, di rendere questa vita un'avventura meravigliosa.
Permetteteci di usare quel potere, uniamoci tutti"*

e tutti noi ci solleveremo
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà, la libertà

dalla quale ci solleveremo
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà
la libertà, la libertà

oh piovi
al di sopra dell'amore
al di sopra dell'odio
attraverso questo cielo di ferro
che ben presto diventerà la nostra mente
che sovrasterà la paura e ci darà la libertà, la libertà

libertà, piovi su di me, piovi su di me


Traduzione e post da SoundsBlog

*Monologo di Charlie Chaplin nel film Il Grande Dittatore



lunedì 17 novembre 2014

Francesco Guccini - Parole




Parole, son parole, e quante mai ne ho adoperate
e quante ancora lette e poi sentite,
a raffica, trasmesse, a mano tesa, sussurrate,
sputate, a tanti giri, riverite,
adatte alla mattina, messe in abito da sera,
all’osteria citabili o a Cortina e o a Marghera.

Con gioia di parole ci riempiamo le mascelle
e in aria le facciamo rimbalzare
e se le cento usate sono in fondo sempre quelle
non è importante poi comunicare,
è come l’uomo solo che fischietta dal terrore
e vuole nel silenzio udire un suono, far rumore.

Mio caro amore, si è un po' come commessi viaggiatori
con campionari di parole e umori a ritmi di trecento e più al minuto;
amore muto, beati i letterari marinai, così sul taciturno e cerca guai,
così inventati e pieni di coraggio...


Io non son quei marinai, parole in rima ne ho già dette
e tante, strano, ma ne faccio dire
nostalgiche, incazzate, quanto basta maledette,
ironiche quel tanto per servire
a grattarsi un po' la rogna, soffocati dal collare
adatto per i cani o per la gogna del giullare.

Poi andare sopra un palco per compenso o l’emozione:
chi non ha mai sognato di provare?
Sia chi ha capito tutto e tutto sa per professione
ed ha un orgasmo a scrivere o a fischiare,
sia quelli che ti adorano fedeli, senza intoppi,
coi santi non si scherza, abbasso il Milan, viva Coppi!

Amore sappi, beato chi ha le musiche importanti,
le orchestre, luci e viole sviolinanti, non queste mie di fil di ferro e spago;
amore vago, mi tocca coi miei due giri costanti
fare il make-up a metonimie erranti: che gaffe proprio all'età della ragione...


E sì son tanti gli anni, ma se guardo ancora pochi,
Voltaire non ci ha insegnato ancora niente,
è questo quel periodo in cui i ruggiti si fan fiochi
oppure si ruggisce veramente
ed io del topo sovrastrutturale me ne frego;
chi sia Voltaire, mi dite? Va beh, dopo ve lo spiego.

E se pensate questi i vaniloqui di un anziano,
lo ammetto, ma mettiamoci d’accordo
conosco gente pìa, gente che sa guardar lontano
e alla maturità dicon sia sordo
perchè i rincoglioniti d’ogni parte odian parecchio
la libertà e la chiamano “vagiti”, o “ostie” d'un vecchio.

Amore a specchio, è tanto bello urlare dagli schermi,
gettare a terra falsi pachidermi coprendo ad urla il vuoto ed il timore.
Qui sul mio onore, smetterei di giocar con le parole,
ma è un vizio antico e poi quando ci vuole per la battuta mi farei spellare...


E le chiacchiere son tante e se ne fan continuamente,
è tanto bello dar fiato alle trombe
o il vino o robe esotiche rimbomban nella mente,
esplodono parole come bombe,
pillacchere di fango, poesie dette sulla sedia,
ghirlande di semantica e gran tango dei mass-media.

Dibattito in diretta, miti, spot, ex-cineforum,
talk-show, magazine, trend, poi T.V. e radio,
telegiornale, spazi, nuovo, gadget, pista, quorum,
dietrismo, le tangenti, rock e stadio
deviati, bombe, agenti, buco e forza del destino,
scazzato, paranoia e gran minestra dello spino.

Amore fino, lo so che in questo modo cerco guai,
ma non sopporto questi parolai, non dire più che ci son dentro anch’io,
amore mio, se il gioco è essere furbo e intelligente
ti voglio presentare della gente e certamente presto capirai...


Ci sono, sai, nascosti dietro a pieghe di risate
che tiran giù i palazzi dei coglioni,
più sobri e più discreti e che fan meno puttanate
di me che scrivo in rima le canzoni,
i clown senza illusione, fucilati ad ogni muro,
se stan così le cose dei buffoni sia il futuro.

Son quelli che distinguono parole da parole
e sanno sceglier fra Mercuzio e Mina,
che fanno i giocolieri fra le verità e le mode,
i Franti che sghignazzano a dottrina
e irridono ai proverbi e berceran disincantati:
"Frà Mina e Frà Mercuzio son parole, e non son frati!"

sabato 15 novembre 2014

TRE LUSTRI SIGNORI: Schnitzler-Kubrick-Freud

[La] giornata cominciava a quell’ora. Dietro la finestra di un caffè, (15-IV DS) / proprio vicino a casa, un giovane avvocato gravemente ammalato (VI-15 DS) / le mani dei genitori si incontrano sulla fronte amata (I-15 DS) / [pal-]lida. Ma si dominò, sentendo che quel suo stato d’ani-[mo] (15-V DS) / quasi sinistro. Fridolin la chiamò ancora una volta e più (V-15 DS) / [sul suo] cuscino, qualcosa di scuro, di delimitato, come le linee (VII-15 DS) / [presso il] letto del padre. (15-II DS) / Il volto del morto era in ombra, ma Fridolin lo conosceva (II-15 DS) / «Non si può mai sapere, una volta o l’altra toccherà anche a me. (15-III DS) / [come se] fosse giunto a una meta a lungo cercata, entrò in un (IV-15 DS) / cuore e si sentiva malissimo; promise che sarebbe anda-[to] (15-I DS) / a dormire, e s’incamminò attraverso il parco del munici-[pio] (III-15 DS) / senza rendersi conto che quell’affermazione poteva essere una bugia: (15-VI DS) / [«nessun sogno» disse egli con un leggero sospiro «è] interamente sogno». (15-VII DS) / “È un bene essersi destati dai propri sogni e che sarà meglio rimanere svegli a lungo” (15-15 EWS).

firmato
@Ninninedda

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Diconodioggi e Pagina99we - 15 novembre 2014

Foto di Pagina99we (Anno 1 N. 68 - 15/21 novembre 2014)
lanciata su twitter da Cristina Maselli @coseinvisibili



Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 27° contributo che ha trovato spazio sulla pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi

Questa volta il tutto nasce da un doppio contorcimento mentale. Il riferimento al romanzo “Doppio Sogno” di Arthur Schnitzler e al film di Kubrick “Eyes Wide Shut” è tra le righe. Dalla copia del libro dell’autore austriaco che tratta di fantasmi dell’inconscio e delle pulsioni sessuali (e qui interviene Freud, come terzo incomodo) ho preso a prestito le sue esatte parole e ho intessuto il tutto per rispettare le regole del gioco.

Il pezzo è costruito con le quindicesime righe del testo d’apertura dei sette capitoli nel verso di lettura [Primo capitolo (I) - Prima 15ma riga] e, rigirando il libro (doppio senso di lettura), il testo di chiusura delle ultime quindici righe [ultima 15ma riga - ultimo capitolo (VII)], che rilette dal basso in alto formano altre sette righe (quindi 14 righe*). Ho montato il tutto in modo da ottenere una lettura che avesse un senso, e alla fine ho aggiunto una frase dal film di Kubrick, la quindicesima di questa doppia elica, a chiusura del tutto.

* Le parole tra parentesi quadre sono aggiunte reali del libro, necessarie per la costruzione delle frasi.

Queste le righe così come sono state prelevate dal romanzo.
Doppio sogno:
le mani dei genitori si incontrano sulla fronte amata (I-15 DS)
Il volto del morto era in ombra, ma Fridolin lo conosceva (II-15 DS)
a dormire, e s’incamminò attraverso il parco del munici-[pio] (III-15 DS) 
[come se] fosse giunto a una meta a lungo cercata, entrò in un (IV-15 DS)
quasi sinistro. Fridolin la chiamò ancora una volta e più (V-15 DS)
proprio vicino a casa, un giovane avvocato gravemente ammalato (VI-15 DS)
[sul suo] cuscino, qualcosa di scuro, di delimitato, come le linee (VII-15 DS)  

[«nessun sogno» disse egli con un leggero sospiro «è] interamente sogno». (15-VII DS)
senza rendersi conto che quell’affermazione poteva essere una bugia: (15-VI DS)
[pal-]lida. Ma si dominò, sentendo che quel suo stato d’ani-[mo] (15-V DS)
[la] giornata cominciava a quell’ora. Dietro la finestra di un caffè, (15-IV DS)  
«Non si può mai sapere, una volta o l’altra toccherà anche a me. (15-III DS)
[presso il] letto del padre. (15-II DS) 
cuore e si sentiva malissimo; promise che sarebbe anda-[to] (15-I DS) 

Eyes Wide Shut:
“È un bene essersi destati dai propri sogni e che sarà meglio rimanere svegli a lungo” (15-15 EWS).

sabato 8 novembre 2014

Molly l’ancora signor Kurtz. Si viaggia!

Orrore. Vaneggi da ore nell’ombra e non riesci a mettere una virgola o un punto emergi e scompari senza far identificare il tuo respiro qui resti nelle tenebre dell’anima tramite l’io narrante abbracci un fiume di parole e il senso del viaggio fino alla fine del verso dove potrai sentire il petto tutto profumato sì e il cuore battere come impazzito e sì dissi sì voglio Sì e nonostante il flusso non ammetterai mai la tua presenza da viaggiatore nel racconto che ricomincia in una stazione ferroviaria della Compagnia, dove sbuffa nella notte d’inverno una locomotiva e uno sfiatare di stantuffo copre l’apertura del capitolo, una nuvola di fumo nasconde parte del primo capoverso. Lo so! Questo è un mostro letterario, una creatura che ti assomiglia. Sei arrivato fin qui ma non ti stai riconoscendo nel personaggio. Sa di testo intessuto di andirivieni, dove il flusso di coscienza entra in un viaggio circolare e la narrazione riprende dal punto di partenza. Poi ritorni, ti riconosci. Lo sento, stai per dire che tutto questo passaggio l’hai già letto. Tu lo credi lettore. Al tuo cuore non piace sentirsi immerso a lungo nella tenebra. Tuttavia ti porto ancora con me, questa volta ti faccio salire sul Nellie, una iole da crociera, e ti porto fino alla fine del mondo, dove non brilla mai il sole, altrimenti sapresti comprendere il valore del viaggio, la suprema consolazione di chi non può salvarsi, riconoscendo la malinconia dei piroscafi. E qui, una volta che ti ho portato, sussulteresti anche tu al sentirgli dire, due volte, un grido che non era più di un respiro. «L’Orrore! L’Orrore!» E fu tutto.


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Dal 22 febbraio 2014 mi sono messo a giocare con Diteci di oggi. 
Sopra il mio 26° contributo che non ha trovato spazio nella pagina 46 di Pagina99we. 
Qui lo schema e le regole del gioco lanciato da Antonella Sbrilli su Diconodioggi

Questa volta il gioco è particolare e per certi versi poco comprensibile, come poco comprensibile è il viaggio dell’essere lettore, una creatura che ama viaggiare tra le pagine e nei luoghi letterari. Ogni riga è un approdo, ogni capoverso è una stazione e ogni capitolo un porto per rifocillarsi e riprendere il lungo viaggio dell’anima. Un mostro che vive di brani, di frasi memorabili, di parole estreme. Un mostro capace di identificarsi in figure e personaggi diversi, che spazia in periodi e in stili differenti ma che in ognuna sa trovare il senso del divenire e dell’essere. 
In questo pezzo ho ridisegnato parole di Joyce (Molly nell’«Ulisse»), di Calvino (Il Lettore in «Se una notte d’inverno un viaggiatore»), di Flaubert (Frédéric in «L’educazione sentimentale») e di Conrad (Marlowe in «Cuore di tenebra») portando il cuore, in un viaggio estremo oltre le tenebre mostruose per scoprire che l’io narrante, altri non è che un lettore disattento, un personaggio dapprima donna e poi uomo che diventa man mano, un eterna essenza universale che approda nelle parole dei libri per riscoprire il gusto del viaggio interiore fino alla morte dell’anima. Un’Apocalisse che ti toglie il respiro, perché si scappa nella lettura ma dalla lettura non si scappa.