
Tento e ritenti di venirmi incontro
provi e riprovo, ma è sempre scontro.
Quella che sei lo so molto bene
quello che sono non vale un tuo perdono.
Sento e consenti a ciò che desidero
tenti e ritento ... ma non ti considero.
Come il surf sulle onde ti cavalco fino al limite
poi ti mando ancora a fondo e riapri vecchie ferite.
Prendo e riprendi il bandolo della matassa
scopri e riscopro la mia nota bassa.
Torno e ritorni a ripretendere tutto
mi convinci... e da egoista, rifaccio il farabutto.
Aspetto e riaspetti che io diventi diverso
parti e riparto, ma è sempre lo stesso.
Tu povera illusa rinnovi il tuo aspetto
io mi ripresento, invento una scusa e mi batto il petto.
La fedeltà è donna e riprovi a riabbracciarmi
io eterno Ulisse per nuovi lidi, tu Penelope nell’aspettarmi.
Un tira e molla che ormai snerva e sfianca
tu per me sei una folla, io... per te la notte bianca.
Non sai più che dirmi e neanche come prendermi
vorresti vedermi morire, ma sai che potresti perdermi.
è tutto riprovevole questo non è un rapporto
tu sei forte, io debole... tu ammaliata... io più accorto.
4 commenti:
Ciao, mio postatore sincronizzato. Bello questo sonetto, è esattamente ciò che ho vissuto, solo che nel mio finale solo uno dei due visse felice e contento, a discapito dell'altro. Inevitabile.
Tuo postatore sincronizzato.
L'unico commento possibile è un applauso.
un giro di tango, quest'amore che viene e che va.
e quanti ne conosco, di questi passi!
l'unica è accorciare un'accorata accortezza ...
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